Buongiorno Tentacoline, se vi è piaciuta la trilogia Millennium, con La donna in gabbia, di Jussi Adler-Olsen, restiamo ancora al nord, questa volta in Danimarca, dove è ambientata la storia che ha come protagonista il detective Carl Morck.
Morck è stato coinvolto di recente in una tragica sparatoria in seguito alla quale un uomo della sua squadra è morto ed il suo più caro amico è rimasto gravemente ferito con gravissime conseguenze sulla colonna vertebrale. Come potete immaginare l’umore di Morck non è dei migliori e, infatti, lo conosciamo depresso, svogliato, quasi impaurito alla sola idea di circolare con la pistola, al punto da arrivare, durante la storia a considerare l’idea di intraprendere un percorso di psicoterapia (più per l’avvenenza della psicologa, a dire la verità, che per una reale, sentita esigenza). Intorno a Mork si intrecciano giochi politici ed economici che porteranno i suoi superiori, nel tentativo di mettere Mork in un angolo e sfruttare nuovi finanziamenti, ad istituire la sezione Q, provvista di minime dotazioni, il cui obiettivo principe è quello di indagare su vecchi casi mai risolti.
Ed è qui che capiamo come Mork entrerà nella vicenda che il prologo del libro ci introduce a crudo, senza spiegazioni o tentativi di addolcire la situazione:
La voce distorta proviene da un altoparlante piazzato da qualche parte nel buio:
Buon compleanno, Merete. Oggi sono centoventisei giorni che sei qui, e questo è il nostro regalo per te. Lasceremo la luce accesa per un anno, a meno che tu non sia capace di rispondere a una domanda. Perché ti abbiamo rinchiusa?
Merete Lynngaard è scomparsa 5 anni prima dell’istituzione della sezione Q e il suo caso è stato archiviato senza che nulla si sapesse della sua sparizione improvvisa. Sarà Carl Mork, quasi senza volerlo, a dare un senso ed una conclusione alla sua scomparsa.
Il libro è ben scritto e l’idea di alternare presente e passato, fino a renderli contemporanei, aumenta la suspense perché il lettore si chiede continuamente se e come il passato arriverà fino al presente. La voce che parla a Merete nel 2002 continuerà a parlare anche nel 2007 (anno di ambientazione del libro)? E quindi Merete è ancora viva? Le motivazioni della scomparsa si intuiscono abbastanza presto, ma si continua fino alla fine a chiedersi come finirà.
Come molti dei libri del genere, leggendolo, è facile immaginarne la trasposizione cinematografica, in particolare mi sembra quasi di vedere già il personaggio di Assad, l’assistente tuttofare di Mork, fonte di infinite risorse e per il quale ho provato un’immediata simpatia, o quello dell’amico Hardy Henningsen costretto a letto dopo la sparatoria. Mork è circondato da una serie di personaggi che strappano facilmente al lettore un sorriso, ma rendono la gastrite di Mork sempre più grave e renderebbero particolarmente vivace e colorata l’eventuale trasposizione cinematografica.
Jussi Adler-Olsen è l’autore di gialli danese più venduto al mondo ed un motivo ci sarà: io scommetto che ne faranno presto un film.
Voi che ne pensate?

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